Bisogna scegliere il cibo giusto.
Dobbiamo parlare di nutrizione oggi più che mai.
Perché siamo quello che mangiamo.
E non solo.
Nutrirsi è molto di più che è un processo per il sostenimento della vita.
Nei tempi dei nostri antenati non ci sarebbe stato il bisogno di parlarne.
Erano costretti a procacciarsi cibo dall’ambiente circostante e da ciò che la natura poteva offrire.
Selvaggina e cacciagione, frutta fresca e bacche per la maggiore.
Proteine nobili per evitare il catabolismo e sostenere la muscolatura, zuccheri naturali per l’energia.
Nessun pensiero.
Cercare cibo nutriente era lo scopo principale.
Niente business, educazione, scuola, carriera, lavoro etc.
Tutta la tribù doveva votarsi ad un unico macro-obiettivo di vita: alimentarsi.
Oltre a sopravvivere ovviamente, che è la conseguenza del primo.
Il resto veniva da sé: riposare, procreare, stare in natura, divertirsi.
Senza cibo e quindi energia, non saremmo giunti qui oggi.
Niente riproduzione e conservazione della specie.
Le donne sottoalimentate o iperattive sono spesso in amenorrea: non c’è ciclo mestruale.
Nessuna fertilità.
Con tale poca energia risulta difficile sostenere sé stessi, figuriamoci un altro essere vivente in grembo.
Non esistevano le diete, le ossessioni, la spartizione dei macronutrienti, il timing, gli spuntini, le barrette né tanto meno i supermercati e i frigorifero.
Oggi uno dei grandi problemi è l’infertilità, soprattutto maschile.
Ed è un paradosso, considerando che abbiamo più abbondanza che mai.
Possiamo stoccare cibo, fare incetta di alimenti anche per mesi senza aver la minima preoccupazione di cosa afferrare sotto i denti per pranzo e il giorno seguente.
Oggi è possibile mangiare in qualsiasi momento, qualsiasi cosa si possa desiderare e pensare.
Eppure non abbiamo le facoltà fisiche di mandare avanti la specie umana.
L’inseminazione artificiale è una soluzione che sta crescendo sempre di più, e sarà la prassi nelle città del futuro.
La crisi demografica riflette anche non solo la crisi di salute e infertilità, ma proprio la crisi dell’individuo, che si trova nell’oblio più totale.
L’infertilità è correlata al sovrappeso, fumo, cattiva alimentazione e ad uno stile di vita malsano.
Ed anche all’opposto, in chi è troppo sano, che ricerca la forma fisica migliore, allenandosi più del dovuto, senza recuperare, e seguendo diete ipocaloriche-dimagranti.
L’uomo non deve morire è il manifesto di cui abbiamo già parlato nelle precedenti newsletter (puoi leggere qui la lettera), e si riferisce alla corsa verso una vita più lunga, longevità, benessere e terapie per non morire, grazia alla conoscenza dell’epigenetica.
Possiamo anche accettarlo, ed esistono veramente degli strumenti per allungare la vita, anche se la qualità della stessa rimane al primo posto.
Tuttavia non stiamo considerando il grande elefante dentro la stanza.
La crisi demografica dovrebbe essere un campanello d’allarme: significa che qualcosa non va.
Prima di pensare di allungare la vita occupiamoci di renderla possibile.
La nutrizione incide sulla fertilità.
Basta pensare che se la donna in gravidanza è carente di acido folico, ferro o vitamina B12 rischia di perdere il feto. O anche l’eccesso di alcune vitamine e minerali può provocare conseguenze infauste.
La nutrizione necessaria
Affrontiamo l’argomento nutrizione nel dettaglio perché oggi non viviamo più nella natura selvaggia, e dobbiamo fare i conti con una nuovo strumento: la scelta.
Secondo il filosofo Danese Soren Kierkegaard l’idea della possibilità ci mette a disagio, e non rappresenta una grande conquista.
Paradossale è la condizione umana. Esistere significa “poter scegliere”; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensí la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che sí” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro.
Soren Kierkegaard
Se da una parte ci concede più libertà, dall’altra può essere considerata una nuova forma di prigionia.
Infatti dobbiamo scegliere non solo cosa mangiare, in quale combinazione, ricette, regime da seguire, professionista a cui affidarsi, ma anche dove comperare il cibo.
Oltre a tutte le altre scelte che la vita ci pone di fronte.
Il mio lavoro e ruolo è di rendere lo spettro della scelta più chiaro: indirizzare verso cibi migliori dal punto di vista della qualità.
Oltre ad ottimizzare la nutrizione in funzione delle caratteristiche di ognuno ed obiettivi: la nutrizione di precisione (qui l’articolo su questo tipo di approccio).
Se stai seguendo da un po’ la newsletter saprai quanto è importante evitare l’alimentazione industriale, i cibi processati e raffinati, ideati dall’uomo (artificiali, con l’uso di conservanti etc).
Di recarsi dagli allevatori e agricoltori locali, o se non si ha la possibilità, di trovare punti vendita che li riforniscono.
Infatti non possiamo ridurre il concetto di nutrizione al mero atto di mangiare e introdurre quel che serve per l’organismo, nonostante l’etimologia del termine rimandi a questo.
La necessità di alimentarsi è la base, ma non è tutto.
Era la caratteristica delle nostre tribù, ma se ci riteniamo evoluti dovremmo farlo anche in questo ambito.
Tutto quello che è necessario per la sopravvivenza va fatto, ma la vita e l’alimentazione umana dovrebbe essere molto di più.
Non avrebbero ragion d’esistere la filosofia, l’arte, la poesia, la politica, la cucina e tanto altro.
Siamo umani anche e soprattutto per questo.
E’ questa la vera differenza rispetto alle popolazioni ancestrali, ataviche e originarie, così come alle altre specie del regno animale.
Questo approccio riduzionista al mangiare, lo indico con il termine di nutrizione necessaria, ed è in voga più che mai ai giorni nostri.
La società della prestazione ci ha ridotti a delle macchine: ci occupiamo solo del giusto introito e conteggio calorico, e di macronutrienti.
Il carburante necessario per la performance nello sport e nel lavoro, o l’estetica.
L’errore più grande infatti che la scienza della nutrizione e i nutrizionisti possano fare è quello di trattare i propri assistiti, pazienti e clienti alla stregua di macchine termodinamiche.
Se bruci un certo numero di kcal nella giornata, dovrai ingerirne un altra quota per i tuoi obiettivi. La bilancia energetica che detta il risultato.
Tuttavia non contano solo calorie, i numeri e le stime.
Quantità e kcal non dicono nulla sulla qualità alimentare: 100 kcal dalla pasta non produrranno gli stessi effetti nel corpo che 100 kcal dalla carne. Siamo anche chimica e non solo energia.
E se la nutrizione non deve essere solo necessità, cos’altro è?
Non siamo fatti solo di processi biologici, chimici ed energetici.
Siamo persone umane, con emozioni, sentimenti, aspirazioni, abitudini, gusti e culture diverse.
Concentrarsi solo sull’aspetto nudo e crudo della nutrizione porta nel lungo termine al drop-out.
Le persone smettono cioè di seguire un programma rigido, dopo un certo tempo, atleti inclusi.
L’intelligenza artificiale potrebbe benissimo sostituire i professionisti che prescrivono le indicazioni dietetiche e di stile di vita.
E nel futuro imminente saranno in grado di farlo anche con accuratezza, una volta inseriti i dati grezzi di un’anamnesi virtuale.
E ancora una volta non sarebbe la soluzione giusta, nonostante mi possa ritenere sì un fautore del ritorno al primitivo, ma anche progressista.
Infatti stiamo ancora una volta tralasciando un aspetto più che fondamentale delle leggi di natura umane.
Il bisogno d’ascolto, d’amore, la fiducia, e l’interlocuzione con altri simili.
L’AI (artificial intelligence) potrebbe superare i professionisti nell’elaborazione dei vari programmi di salute, ma non può conoscere e comprendere lo stato d’animo di un individuo, le sue aspirazioni, bisogni, necessità e impellenze.
Non tiene conto della psicologia, etica, carattere e aspirazioni della persona in esame.
Se utilizziamo l’approccio riduzionista alla nutrizione e salute i risultati non saranno quelli sperati, e il futuro sempre più omologato, automatizzato, freddo, nudo, crudo e robotico.
La vera nutrizione
La condivisione, l’ascolto, e la comprensione dei problemi ed obiettivi di un altro individuo sono elementi che non possono essere troncati di netto.
Pensiamo anche al folklore alimentare che caratterizza certe popolazioni e la loro identità.
O anche più semplicemente il ruolo di aggregazione, comunità, condivisione, culturale e sociale cui assurge il ruolo della nutrizione.
Usiamo la tavola per scambiare opinioni, visioni, stare insieme, godere del cibo locale, scherzare, giocare e divertirci.
Come pausa e unico momento di relax in una vita che per alcuni può essere fitta di impegni e lavoro.
Mangiare davanti al pc la cosa più veloce, anche se sana, non è segno di salute.
E nemmeno incarna la vera nutrizione, secondo questa nuova visione olistica appena descritta.
L’atto del mangiare richiede concentrazione, una mente libera, un momento lento per assaporare e gustare il cibo vero, masticare per favorire la digestione.
E’ una vera e propria arte.
Dobbiamo infatti attivare il sistema opposto a quello della fretta, velocità, ansia, stress, che invece stimolano il sistema adrenergico simpatico.
Quest’ultimo infatti è quello della risposta fight or flight, combatti o fuggi, e non permette un vero rilassamento e distensione delle pareti gastro-intestinali.
Quello della calma, contemplazione, quiete, riposo e vita più lenta è il sistema nervoso parasimpatico, che favorisce di gran lunga la digestione.
Se non diamo il giusto peso alla nutrizione, stiamo collaborando alla società della prestazione.
Conta la performance e il fare più cose possibili nella giornata, solo così ci sentiremo soddisfatti alla fine di questa.
Non c’è tempo per sedersi, cucinare, parlare, condividere esperienze, fare un pasto completo.
E’ l’era della schiscetta, dell’insalata in busta con tonno e mozzarella.
Per alcuni è diventato quasi impossibile attivare il sistema nervoso parasimpatico, e vivono tutta la giornata come in uno stato di vigilanza perenne, agitati, ansiosi, nervosi, iperattivi, nevrotici.
La respirazione, meditazione, ma anche lo stesso esercizio fisico possono aiutare a rimpossessarsi di queste funzioni biologiche.
Ed anche alcuni integratori, specie i neurotrasmettitori inibitori come glicina e GABA, così come il magnesio sono in grado di stimolare il lavoro del parasimpatico.
Si possono assumere di sera se si vuole favorire il recupero e migliorare il sonno.
Personalmente utilizzo 3 grammi di glicina nelle giornate in cui sono stato troppo attivo. al fine di favorire un ritorno al parasimpatico più veloce.
Le celebrazioni, i pranzi, le feste, i banchetti e i riti sono una parte importante della cultura umana.
Non dimentichiamoci di questi momenti. Possiamo trasformare il nostro pasto in un piccolo rituale di benessere e pausa anche tutti i giorni.
Niente distrazioni, TV, discussioni, cellulare, I-pad o altre tecnologia.
Respiriamo, sediamoci, parliamo il giusto, e concentriamoci sull’atto del mangiare e della masticazione lenta.
Lo stato emotivo in cui si sta consumando un pasto a volte conta anche di più di quello che si mangia nella pratica.
Puoi mangiare il piatto più healthy e salutare al mondo, ma se lo fai da arrabbiato, stressato, di fretta o davanti al pc non avrà gli effetti desiderati.
Ancora una volta la vita lenta, celebrativa e contemplativa è una risposta alla società della prestazione.
La pausa, il riposo, il silenzio, la noia, minimalismo e lentezza attivano il sistema parasimpatico e permettono ragionamenti ed esperienze molto più appaganti.
E’ proprio in questi momenti che rigeneriamo il nostro cervello, pensiero e fisico.
Avremo una capacità alla concentrazione e al lavoro intenso che sarà molto maggiore.
Così da avere tempo libero per godere a pieno del vivere, stare in natura, fare sport, con gli altri, e avere un’esperienza di vita unica e fantastica allo stesso tempo.
Buona nutrizione dal tuo doc.
Dott. Samuele Valentini