La confusione alimentare regna sovrana.
Non solo nelle persone, ma anche tra gli addetti ai lavori.
Si sposa una filosofia alimentare e basta. Non si ammettono se o ma.
Lo stesso in campo sportivo. E’ difficile trovare il giusto approccio di nutrizione e integrazione.
Video brevi e reel, post e contenuti discordanti, notizie sul web.
Per sentire tutto il contrario di tutto.
Settimana scorsa ho tenuto una docenza all’Università di Bologna, agli studenti di laurea magistrale in nutrizione, in particolare al corso di nutrizione e integrazione nello sport.
La lezione è stata dedicata a come si effettua una corretta visita nutrizionale e approccio in campo sportivo, per applicazioni pratiche.
Puoi vedere il video della docenza sul canale Youtube.
A seguire nel video trovi un pranzo tipo per un allenamento ravvicinato nel pomeriggio.
I principi di una vera nutrizione personalizzata (NP)
Ho voluto fare chiarezza sul giusto approccio di nutrizione personalizzata, la NP, che prevede 4 aree di interesse:
- Valutazione: stato di nutrizione, di salute, analisi del sangue, composizione corporea, scienze omiche, abitudini alimentari, stile di vita etc
- Interpretazione: elaborazione dati raccolti alla luce delle evidenze scientifiche
- Intervento: dieta, allenamento, integrazione, lifestyle, tecniche di biohacking
- Follow up: monitoraggio, rifinitura, feedback
Alla maggior parte dei professionisti della salute mancano sistemi e metodi accurati per la valutazione di un individuo.
Più è precisa e accurata l’anamnesi infatti di una persona, e quindi l’entità di questa indagine, e più tutto il resto (i tre punti seguenti) verrà meglio di conseguenza.
Il funzionamento di questi sistemi a livello teorico arrivano da studi, ma poi bisogna metterli in pratica, e diventa molto più importante il feedback della persona seguita.
Si ottengono ottimi sistemi di approccio nutrizionale, indagine e monitoraggio mettendoli in pratica prima di tutto, e analizzando i risultati, non tanto pensando che ci voglia subito esperienza in questo.
Si rimane bloccati nello studio, teoria, letture, ascoltando podcast, guardando altri contenuti, leggendo notizie, o per gli addetti ai lavori ampliando gli studi con nuovi master e corsi.
E ciò vale non solo per neo-laureandi, ma in tutte le aree della vita. Soprattutto per la persona che si vuole dare all’automonitoraggio e diventare con il tempo il medico di sé stesso.
Senza il confronto con la realtà è difficile capire se siamo nella direzione giusta.
Con il tempo si acquisiscono una serie di competenze ed esperienze customer centric, basate cioè su risultati ottenuti nella persona.
Cavallo che vince non si cambia.
Ma non per sempre, se possiamo migliorare cambiando approccio ben venga.
Ognuno ha un percorso unico di salute, per questo dobbiamo essere sempre 2-3 passi avanti rispetto alla persona che ci segue o si affida a noi.
Altrimenti non potremo mai essere bravi educatori, formatori, terapeuti, nutrizionisti etc.
Lo studente di nutrizione, lo sportivo, o la persona che punta a perdere peso, ma anche capire come mangiare, vuole arrivare dove sei tu ora (you are here, nel grafico), cioè nella tua condizione. Per farlo ha bisogno però di un pacchetto di conoscenze, competenze ed esperienza che deve acquisire grazie al nostro intervento.
E il percorso è unico, per questo va impiegata una nutrizione personalizzata e di precisione, così come un unico approccio alla salute pensato per quella persona.
Il futuro ideale ci tiene agganciati all’obiettivo, che può essere comunque rifinito e ritarato in base ai feedback della vita reale.
La visione, infatti, in questa ottica assume un ruolo anche più importante dell’azione.
Il paradosso del lavora sodo: work smart, not hard
Solo facendo il più possibile, studiando tutto quel che si può, e lavorando sodo si rischia di non avere una direzione precisa e disperdere energia.
Il work hard è un mito difficile da sradicare, inculcato dal sogno americano.
E questo vale anche per le persone che si affidano a me e ricercano un percorso di nutrizione, salute, sport e integrazione.
Restringere troppo le calorie, allenarsi troppo, prendere una miriade di integratori senza un reale bisogno.
Anche questo è azione, applicazione e duro lavoro, ma non sempre può essere la strada giusta.
C’è chi ha bisogno di stare a dieta una vita intera, e chi con i giusti accorgimenti senza stressarsi ottiene gli stessi risultati.
Un po’ come quando per una verifica o esame si studia tantissimo, e otteniamo risultati simili a chi ci ha impiegato la metà del tempo nella fase di studio.
Questo perché il metodo o sistema, alla lunga, conta più del duro lavoro.
Quest’ultimo è fondamentale come primo step, per ottenere risultati tangibili e rapidi, ma poi bisogna abbandonarlo in funzione della nostra salute.
Soprattutto per la sostenibilità di un percorso, non solo di nutrizione, ma anche professionale.
La salute non è uno sprint, ma una maratona.
La performance ideale viene con il tempo, e non dopo 1 km di corsa. Bisogna essere pazienti, ascoltare i feedback del corpo, sapersi gestire e tanto altro.
L’ho imparato nel triathlon sulla mia pelle, quando tutti sprintavano per raggiungere davanti nel gruppo del nuoto la prima boa in mare.
Se è vero che prendere le prime posizioni è un ottima approccio ai fini della gara, poi però bisogna essere in grado di mantenere quella posizione e ritmo. Spesso accadde, specie in quelli meno esperti, che a metà (o anche prima) della frazione del nuoto sono già fiaccati e devono recuperare lo sforzo massimale disperso allo start.
Così cercavo di rimanere nel primo o secondo gruppo, ma senza bruciare tutte le energie, visto che ad aspettarmi c’era un’intera frazione di nuoto, di ciclismo e di corsa.
Lo stesso nel ciclismo. Ho imparato a non dare tutto alla prima salita, ma conservarmi (e allo stesso tempo avere un ottimo ritmo) per quelle successive.
Questo mi ha insegnato a trattare la salute, nutrizione, lavoro e sport in modo intelligente e strategico, per un mantenimento dei risultati nel tempo.
Il duro lavoro l’ho utilizzato nelle prime fasi, sia della professione, che del ciclismo e sport.
Così come se una persona soffre di obesità, all’inizio dovrà impegnarsi più del solito per arrivare al normopeso.
Tuttavia, se continua con l’approccio iniziale di una dieta ipocalorica, stretta, e l’ossessione per le calorie, finirà per bruciarsi e abbandonare dopo un certo tempo.
Il work hard si deve necessariamente evolvere nel work smart.
E quindi prende importanza l’analisi, l’ascolto, i feedback, e la rifinitura dei metodi per un mantenimento ottimale dei risultati ottenuti all’inizio.
Gli effetti collaterali di mantenersi in uno stato perpetuo di work hard ci sono eccome, anche se possono nascondersi.
Nel lavoro sfocia nel burnout.
Nello sport nell’over-training.
Nella nutrizione in disturbi alimentari.
Work smart, not hard.
In questa lezione ero di fronte a studenti che saranno futuri nutrizionisti e prof. della salute, allenatori, coach ed esperti in materia.
Molti potrebbero pensare: perché fornire conoscenze a futuri concorrenti?
Non è la domanda giusta. E’ la paura che hanno coloro che sono calati nella società della prestazione, senza saperlo.
Il potere del WHY: l’arte di farsi domande
Il perché conta più di ogni altra cosa. Dall’inizio alla fine di un percorso di salute, nutrizione, collaborazione, così come per la nostra vita, fino alla fine dei nostri giorni.
Il perché muove il mondo e le aziende che vogliono offrire soluzioni a problemi da risolvere.
Il mio perché o WHY è quello di aiutare gli altri a vivere in salute, la massima possibile, grazie ad una nutrizione personalizzata, stile di vita, allenamento e biohacking.
E se posso accelerare il processo diffondendo strumenti e sistemi che funzionano a colleghi, che ho già sperimentato essere di successo sulla pelle, tanto meglio per il mio WHY.
Promuovo il benessere della popolazione, non me stesso, e quindi tutta la categoria di nutrizionisti ed esperti in materia.
Se sono allineato al mio why allora la felicità viene di conseguenza, altrimenti non starei in pace con me stesso, l’unico corpo e mente dove dovrò risiedere per il resto della vita.
A sottolineare l’importanza del perché le persone si rivolgono a me, perché vogliono mettersi a dieta, così agli studenti ho chiesto il perché hanno scelto questo percorso accademico.
Da qui l’importanza di studiare il processo cognitivo, la mente, la comunicazione para e non-verbale, la psicologia e come ottenere una ristrutturazione delle proprie abitudini (ho già scritto un articolo sulle tecniche per farlo).
Do what you love but study psychology, marketing and sales so you dont’t become a starving artist.
Dan Koe
Per poter ottenere risultati duraturi, oltre a iniziare a lavorare per il mantenimento degli stessi in modo strategico, bisogna sapersi ascoltare, così come farlo con gli altri. Saper leggere oltre le righe, oltre gli appunti, oltre alle frasi dette.
Cosa voglio davvero per questo percorso di nutrizione e salute? cosa voglio dal mio lavoro? Come lo faccio è etico e giusto?
Il ruolo dell’epigenetica: la nutrizione di precisione
Noi come professionisti della salute, e in particolare esperti in prevenzione, abbiamo strumenti di intervento validissimi e straordinari per evitare la malattia, potenziare la performance e tanto altro.
In pratica lavoriamo su una sfera che si chiama epigenetica, andando a modificare non i geni ma la loro espressione, grazie a quattro strumenti di intervento:
- Piano alimentare
- Integrazione
- Allenamento
- Lifestyle / Biohacking
In pratica con una nutrizione personalizzata, allenamento, integrazione e lifestyle / biohacking possiamo fare miracoli e svoltare la salute delle persone.
Non possiamo cambiare il corso di malattie genetiche già presenti, ma possiamo fare in modo che certe predisposizioni a malattie rimangano silenti.
Per fare un lavoro eccellente bisogna indagare lo stato di nutrizione su tre livelli:
- Composizione corporea: massa grassa, muscolare, idratazione etc
- Funzionalità corporea tramite analisi del sangue, test del capello, e scienze omiche (microbiota, metaboliti, genomica etc)
- Bilancio energetico: calcolare introito e metabolismo
La tecnologia ci viene in soccorso. Per esempio dal mio ultimo test del capello sono risultato carente di alcuni nutrienti chiave per la funzionalità del sistema cardio-vascolare (quelli in verde).
Questa è la nutrizione personalizzata. Non si prende la vitamina C e la creatina perché fa bene, ma se servono veramente.
In questo caso ho aumentato i cibi che li contengono, e integrato il Co-Q10, oltre ad avere inserito il cuore bovino grass-fed, che ne è molto ricco.
Ho aumentato il fegato bovino nella dieta e tornato ad integrare fegato in capsule di Carnivore Company, con 6 cp al giorno per almeno 3 mesi, vista la carenza di vitamina A (e conoscendo il suo elevato contenuto nel fegato di manzo).
Tornerò a ripetere il test dopo tre mesi per verificare di aver colmato le carenze con nutrizione e integrazione.
Dall’analisi è emersa anche la necessità di introdurre alcuni aminoacidi essenziali (quelli pieni di colore nel grafico):
Per farlo ho deciso di assumere proteine in polvere del manzo grass-fed, rispetto ai tradizionali aminoacidi in compresse. Le proteine infatti hanno uno spettro di aminoacidi più ampio e coprono più possibili carenze.
Nella persona che vuole perdere peso, trattare le carenze si risolve in maggiore sazietà e dimagrimento, mentre nello sportivo nel miglioramento della performance.
Stiamo dando al corpo di fatto ciò di cui ha veramente bisogno.
Effettuo questa analisi avanzata al centro Regenya presso cui visito, a coloro che vogliono una nutrizione e integrazione di precisione, e/o conoscere il loro stato di salute epigenetico.
Sono fautore del nosce te ipsum, e convinto che se iniziamo a conoscerci sempre meglio, diventeremo i sovrani della nostra salute, per un mantenimento senza troppa fatica, in modo intelligente e senza ossessione dei risultati ottenuti.
Work smart, not hard.
Dott. Samuele Valentini