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La BIOFORTIFICAZIONE: il doping alimentare

Potenziamento, upgrade e ottimizzazione sono la linfa vitale di uomini e donne.

La storia della specie umana infatti è l’emblema del miglioramento.

Siamo degli hacker di fatto. Modifichiamo tutto quello che ci circonda per l’aumento della qualità della nostra vita.

Quando le modifiche riguardano la nostra biologia, comportamento, stile di vita, alimentazione e così via, allora parliamo di bio – hacking.

Da innocui ominidi in grado di accendere un fuoco e procreare, cacciare e raccogliere frutta, a dominatori del mondo.

E secondo alcuni, presto anche di altri pianeti, e in futuro universi, chi lo sa.

Tutto quello che medicina e la farmacologia usa per la cura delle malattie e salvare vite umane, si può impiegare in soggetti che stanno già bene, ma che mirano al potenziamento.

Non viviamo forse nell’era dell’ottimizzazione?

Tutti vogliono conoscere la migliore dieta da seguire, ma non quella standard che fa bene in generale: la migliore in base alle loro caratteristiche ed obiettivi. Il miglior programma di allenamento personalizzato. La migliore integrazione. I migliori professionisti della salute al loro servizio. La migliore performance possibile nello sport di riferimento.

E perché? per ottimizzarsi.

Per diventare la migliore versione di sè stessi e aspirare al massimo potenziale in questa vita, non solo fisico, ma anche mentale e spirituale.

La tecnologia, l’informazione digitale, i social, le città futuristiche, le terapie geniche, il biohacking e tanto altro non sono che la manifestazione di superficie della società attuale, l’esoscheletro.

La cultura nel profondo, o sottocultura che soggiace questa manifestazione palese, riguarda un bisogno intrinseco di procedere verso un’evoluzione, da sapiens a homo deus come scrive Y.N. Harari nel suo libro Homo Deus.

L’autore del libro afferma che l’uomo sta sostituendo sempre più Dio. Dopo la scomparsa di guerre, pandemie, e carestie, si chiede cosa ci aspetterà. A sua detta la rincorsa per l’immortalità, il prolungamento della durata della vita, e la salute massima.

Come per la nuova strada intrapresa, quella del Don’t Die di cui parla anche Jhonson, sul quale hanno appena fatto uscire un docufilm Netflix, lo stesso può dirsi per l’alimentazione.

Le specie animali e vegetali di cui ci nutriamo infatti sono soggetti a miglioramenti genetici sin dagli albori dell’agricoltura e allevamento, in cui si è capito che incrociando (breeding) specie a caratteri più desiderabili si potevano ottenere miglioramenti delle qualità nutrizionali ed organolettiche.

Oggi, grazie alle conoscenze sempre maggiori nel campo della genetica, si può arrivare a conoscere quali geni selezionare per ottenere piante con caratteri desiderabili: cibi più ricchi di nutrienti, più resistenti al cambiamento climatico, alle infezioni e parassiti etc, più belli da vedere etc

Quando si interviene geneticamente, per esempio con la forbice molecolare crispr-cas che taglia e cuce i pezzetti di DNA, inserendo caratteri nuovi, allora si parla di OGM o PGM, organismi geneticamente modificati.

Oggi buona parte dei mangimi destinati agli allevamenti intensivi sono ogm (soia, mais, cereali etc).

Quando avviene in modo naturale, la selezione dei caratteri, con l’incrocio classico o breeding, allora si parla di biofortificazione.

Ora vediamo meglio questa seconda possibilità per l’alimentazione umana.

Biofortificazione: cibo potenziato grazie alla natura

Se tutti parlano e puntano all’ottimizzazione delle persone, in pochi sanno che questa si può riservare anche a piante ed animali.

La domesticazione ne è l’emblema. Nel tempo abbiamo imparato a selezionare specie a noi più interessanti: è frutto delle selezione indotta dall’uomo.

E non per forza deve essere considerato un male, anzi, ci è servito e serve tutt’ora per manipolare l’ambiente a seconda delle esigenze.

Certi frutti, vegetali o animali, virus o batteri non sarebbero mai esistiti senza la presenza dell’uomo sulla terra.

Secondo alcune teorie, anche l’essere umano sarebbe frutto della manipolazione del DNA da parte di altri, come specie di altri mondi, avendo subito un’accelerazione improvvisa nella sua evoluzione, propria delle domesticazioni. E’ la teoria degli antichi astronauti, e ne parla il Dott. Pietro Buffa, nel suo libro “I geni manipolati di Adamo”. Anche Mauro Biglino, traduttore dell’ebraico, trova riferimenti di interventi genetici nell’antico testamento.

Questa ipotesi risulta difficile da verificare, così come lo è, però, anche per l’evoluzione con selezione naturale dell’uomo.

Mancano infatti tasselli fondamentali nella sua linea evolutiva, forse perché ancora gli archeologi non hanno trovato fossili e prove.

Nel caso della manipolazione di animali e piante invece sappiamo benissimo chi è l’artefice: l’essere umano.

Oltre a ottimizzare sé stesso e l’ambiente intorno, modifica volutamente la vita di altre specie sul pianeta.

Nel caso di piante e cereali, oggi grazie a scienziati e genetisti, si è arrivati a conoscere precisamente quali caratteri si possono desiderare ed ottenere, ed è così che sono nati i prodotti biofortificati.

Questi sono alimenti naturali, che grazie agli incroci indotti, hanno qualità nutrizionali superiori, come per esempio più vitamina A, Zinco, Ferro e così via.

Un esempio è il golden rice, il riso che grazie a queste tecniche contiene più vitamina A, utile per trattarne la carenza spesso endemica in alcuni Paesi Orientali, in cui il riso è l’alimento-base della dieta.

Il biofortificato, come nuovo alimento potenziato in modo naturale, sfruttando le conoscenze di genetica, può trattare carenze nutrizionali come fosse un farmaco.

Esiste quindi lo Zinc Rice e Zinc Wheat, ovvero riso ricco naturalmente di zinco e la pasta con più zinco, soprattutto in quei paesi dove è facile rilevarne la carenza dai sintomi espressi.

Harvest Plus è l’organizzazione che si occupa della diffusione dell’alimentazione biofortificata, sostenendo in prima linea programmi di sviluppo alimentare in questo senso nei paesi più abbienti.

In Ruanda è stata la volta degli high iron beans, ovvero i fagioli più ricchi di ferro di quelli normali. In questo modo si sono trattate gravi carenze e l’anemia sideropenica proprio grazie alla somministrazione di fagioli ricchi di ferro, aumentando il QI dei bambini che li consumavano.

Qui lo studio scientifico in questione.

Anche le patate dolci sono state biofortificate, generando più vitamina A, nutriente chiave per moltissime funzioni.

Ancora una volta, se il potenziamento del cibo è stato pensato per trattare le carenze di persone in paesi più disagiati o sottosviluppati, la biofortificazione si può rivolgere anche a soggetti sani ma con particolari esigenze, per esempio sportivi che necessitano più ferro e Zinco di persone sedentarie, visto il loro ruolo nel supportare la performance.

Sappiamo infatti che lo Zinco è un minerale fondamentale per il funzionamento di molti ormoni, come quelli della tiroide, il testosterone, l’insulina e l’ormone della crescita. Chi cerca un aumento di massa muscolare e potenza spesso integra con Zinco.

La Rivoluzione del Cibo Biofortificato

C’è una differenza però tra l’integrazione e l’alimentazione. Nel primo caso se si tratta di formulati sintetici, non è sempre scontata la loro efficacia. Spesso possono provocare sbilanciamenti di altri nutrienti, e nel caso dello Zinco è facile andare in carenza di Rame, visto che debbono stare in un certo specifico rapporto. Il rapporto salirà di molto in favore dello Zinco, e può capitare un malfunzionamento nel metabolismo del ferro, visto che il rame serve per il suo trasporto e stoccaggio.

Diverso è con l’alimentazione, o al massimo integrazione di cibo in capsule, come avviene con Carnivore Company, in cui l’alimento è solo disidratato (essiccato tecnicamente) e incapsulato, e non formulato in toto da zero a livello sintetico e laboratoriale.

I testicoli di toro in capsule contengono ostriche, fegato, e testicoli di bue, e sono fonti naturali di zinco e ferro, e servono per stimolare la funzione ormonale maschile e femminile, utile nello sport o in caso di premenopausa, bassa libido o carenza di testosterone.

Se forse mangeremo anche noi occidentali riso ricco di Zinco, esso è già predisposto in un certo rapporto con gli altri nutrienti all’interno dell’alimento, e già aumentato in modo naturale dalla pianta nel seme, grazie all’incrocio genetico.

Molti scienziati, biologi e nutrizionisti, sperano che il futuro dell’alimentazione non sia farina di grillo e barrette di larva gialla, carne sintetica, ogm, o dieta vegana per l’ambiente, quanto invece proprio la biofortificazione degli alimenti.

Infatti un conto è alimentarsi e un altro può essere nutrirsi. Anche se viviamo nell’abbondanza, non è usuale trovare persone obese o in sovrappeso con carenze o deficit nutrizionali.

Il rischio c’è anche tra gli sportivi, che usurano di più le riserve energetiche corporee. Immagino ciclisti o sportivi di endurance che consumano un bel piatto di riso ricco di zinco prima di un allenamento, viste le sue funzioni, digerendolo velocemente, senza la necessità di abbinare la fonte proteica.

Attenzione a non confondere l’alimento biofortificato con quello addizionato o fortificato. Un esempio di quest’ultimo è il latte vegetale al quale è stato aggiunto industrialmente e chimicamente vitamina D e/o calcio, per simulare il latte vaccino, o per trattare la carenza di questa vitamina nel nord Europa.

In questo caso infatti l’alimento fortificato e non biofortificato è a tutti gli effetti un elaborato dell’uomo, che a tavolino ha fatto sintetizzare vitamina D e l’ha aggiunta all’alimento, che diventa quindi processato.

E’ come se si trattasse di un doping alimentare, di tipo naturale per il biofortificato, artificiale per il fortificato.

L’efficacia è molto più difficile da dimostrare nel caso del fortificato, così come l’elemento aggiunto non è detto che sia assorbibile e utilizzabile, considerando che non cresce insieme ad altri nutrienti nell’ecosistema dell’alimento, come vuole invece la pianta madre e accade nel caso del biofortificato.

La domanda è lecita: se stiamo usando i prodotti alimentari biofortificati per trattare carenze alimentari in vari paesi sottosviluppati del mondo, perché non farlo per certe categorie di persone anche in Occidente?

Per esempio sportivi o donne anemiche che mangiano più vegetale gioverebbero dal consumo di legumi più ricchi di ferro di quelli attuali presenti in commercio (e non arricchiti!).

E per il ruolo sugli ormoni e la performance dello zinco, anche la pasta ricca naturalmente di zinco può essere un plus prima di un allenamento o una gara.

Sappiamo che non basta potenziare il cibo nell’ottica biohacking e salute, per ottenere di più a partire dallo stesso alimento.

Il cibo ha un ruolo molto più profondo del solo nutrimento (ho scritto qui un articolo sulla sua funzione: “Le calorie non contano..”).

Parliamo della funzione sociale, culturale e di aggregazione, così come del favorire i produttori locali.

Progetto comunità: alimentazione per una società consapevole

Nel caso del progetto biofortificazione, l’accesso a questi semi potenziati, ha portato a maggiori rese e introiti per i coltivatori di alcuni territori, oltre alla salute delle persone che hanno scelto di consumarli.

Con gli interessi delle industrie alimentari in Occidente sarà più difficile il dispiegarsi e l’avvento di questi superfood. Per altro ricordo che sono prodotti in modo naturale, quindi non sono da annoverare tra gli OGM.

L’uomo infatti seleziona i caratteri graditi con l’incrocio, la natura pensa al resto.

Immagino già un piatto composito della salute con patate ricche di vitamina A, riso ricco di zinco e fagioli biofortificati ricchi di ferro.

Perché si sta utilizzando il biofortificato come soluzione?

Il motivo è che alcuni alimenti non hanno tutti i nutrienti, o anche se li possiedono non è detto che siano accessibili: è il problema della biodisponibilità.

Il contenuto di ferro inorganico per esempio nei fagioli sarebbe anche elevato, il problema è che non è disponibile per noi, o lo è in minima parte (meno dell’1% di quello presente).

La pianta infatti architetta il seme (l’embrione) in modo che i nutrienti servano per la sua crescita, per generare un altra pianta: è il modo in cui si riproducono le specie vegetali di cui ci nutriamo.

Di fatto la pianta arma i semi di sostanze anti-nutritive, come lectine, saponine, acido fitico e così via, per difenderli dai predatori. A volta li circonda di una polpa dolce e succulenta, allora sarà il frutto della pianta, mentre il seme verrà scartato o indigesto.

Oltre a chelare e non rendere biodisponibili certi nutrienti chiave, i semi possono anche danneggiare l’intestino di chi li consuma. Ricordo che legumi, cereali, pasta etc sono tutti della categoria botanica dei semi.

Non è un caso trovare vegani con poca massa muscolare, molto magri, o macrobiotici (il promotore e fondatore di Un punto Macrobiotico è stato indagato per aver portato all’anoressia alcune persone).

Tutte quelle sostanze vegetali e anti-nutrizionali attaccano infatti i villi intestinali e creano infiammazione, a lungo andare, senza darti per altro quel che serve davvero, rendendoti debole, con poca libido e massa.

Ecco perché queste sementi vengono biofortificate, ed è lo stesso motivo per cui quei popoli che usano quasi sempre certi alimenti come base nella loro dieta (es. riso, mais, fagioli etc) sviluppano gravi carenze nutrizionali.

Non avendo accesso alla carne di qualità, che coprirebbe velocemente carenze come quelle di ferro, zinco e B12, sono costretti a trovare alternative, e il biofortificato è una validissima soluzione.

Tuttavia, anche vicino a un po’ di carne bovina di qualità, un po’ di riso biofortificato potrebbe avere il suo senso. Un po’ come per l’integrazione, la si usa non solo e sempre quando c’è la carenza, ma per ricercare determinati effetti.

Non possiamo pensare al cibo solo per ottimizzarci. E’ giusto farlo, ma insieme ad altre persone, condividere un pasto, che sia con i colleghi o familiari.

E qui interviene il ruolo della comunità. La tavola è un forte elemento di aggregazione, ci ricorda che alla fine tutti abbiamo le stesse necessità, in questo caso nutrirci, e dovremmo rispettarci di più.

In Italia manca un luogo di aggregazione dove si possa mangiare in tavoli condivisi, parlare con sconosciuti, accedendo a cibo di qualità e al contempo locale.

L’ideale sarebbe anche senza urlare, con pacatezza, senza l’uso massiccio degli smartphone, concentrandosi su quel che si mangia davvero, masticando lentamente, prendendosi il giusto tempo, conoscendo tracciabilità e qualità dei prodotti alimentari che si stanno consumando, grazie anche ad un etichettatura più trasparente.

In ogni città o paese ci dovrebbe essere un luogo del genere, e per i più esigenti poter tracciare anche kcal e macronutrienti, o quanto meno sapere quanti grammi di certi alimenti si stanno consumando.

Con questa consapevolezza sarebbe possibile unire sia l’aspetto sociale, culturale e nutritivo del cibo, verso una società più unita e migliore.

Nella prossima lettera ci concentreremo sul piatto ideale dal punto di vista del bilanciamento nutrizionale, che potrei proporre in questo ideale ristorante fit con tavoli condivisi, con possibilità di scegliere il piatto in base alle proprie esigenze (sportivo, sedentario, endurance, pesista, lavoratore etc).

A differenza di mense o ristoranti biologici che offrono pasti standardizzati per tutti, come era per la zuppa e piatto misto vegetariano nel punto macrobiotico prima dell’inchiesta, o in tavoli separati, a self-service, sarebbe meglio una proposta più personalizzata in base alle esigenze di ognuno.

Anzi, le diversità, culture e punti di vista differenti devono essere incentivati: del resto è proprio il bello della società.

In questo luogo ideale potresti seguire senza difficoltà il tuo programma ketogenico, paleo, vegetariano, mediterraneo o sportivo, e magari trovare anche prodotti alimentari biofortificati, e carne grass-fed o al pascolo.

Buona settimana dal tuo doc.

Dott. Samuele Valentini