Le persone si sentono sole, sempre di più.
Tecnologia, scienza, medicina e informazione hanno portato progresso, benessere e indipendenza.
E anche tanta solitudine.
Benvenuti nel secolo della solitudine.
Il mostro nero di cui nessuno osa parlare, che potrebbe essere alla base di molti problemi della nostra società.
Salute in primis.
La socialità finta e costruita dei media ci ha depauperato di quella vera, nel mondo reale.
Non è solo colpa dei social, ma le cause della solitudine sono molteplici: competizione feroce, burnout, crisi mentale, perdita di valori, problemi relazionali e interpersonali, sedentarietà e dipendenze, specie dalla tecnologia.
Al di là delle cause, compito che lascio ai sociologi, siamo di fronte a un fenomeno evidente nel mondo moderno, ipertecnologico e globalizzato: la solitudine.
Chi si sente solo tende a peggiorare il proprio stile di vita. Trova gratificazione nel cibo, diventa sedentario e si isola per paura del confronto. Al di là di momenti di incontro forzato – fare la spesa, allenarsi in gruppo, il luogo di lavoro – si preferisce sempre più la propria compagnia.
O perché non si trova soddisfazione nei rapporti umani, o perché i momenti di socialità sono ridotti all’osso, facendo sentire ancor più il bisogno di qualcuno.
Un tempo riguardava i luoghi suburbani, dove i benestanti fuggivano dal caos cittadino per ritirarsi in campagna. Troppa pace, natura e isolamento portavano i membri della famiglia a relegare gli unici momenti di socialità a una visita al supermercato o al bar.
È un paradosso che con la nascita delle megalopoli, dove milioni di persone vivono a stretto contatto, il problema della solitudine è aumentato.
Oggi, anche chi si trasferisce in città in cerca di carriera, amicizie e attività sociali, può finire per sentirsi ancora più solo.
Il secolo della solitudine: siamo sempre più isolati
In Giappone, questo fenomeno raggiunge l’estremo: si lavora fino allo sfinimento per ottenere riconoscimenti e avanzamenti di carriera. Il termine “karoshi” (morte da superlavoro) indica la conseguenza estrema di questo stile di vita.
Il troppo lavoro non solo isola, ma può far ammalare e persino uccidere.
Perché parlare di solitudine in una newsletter su dieta, allenamento e salute?
Perché mi occupo di benessere a 360°. La solitudine incide sullo stile di vita: porta a trascurare la dieta, diventare sedentari, perdere motivazione e cadere nella depressione.
Siamo animali sociali e non possiamo andare contro natura.
L’eremita che fugge dall’inquinamento, dal cibo scadente e dallo stress finisce per ammalarsi di solitudine.
Qual è la soluzione?
Dobbiamo riconoscere che la socialità è un elemento chiave per la salute.
Illudersi che una casa in campagna risolva ogni problema è sbagliato. Dobbiamo accettare i limiti dell’ambiente in cui viviamo e concentrarci su quello che possiamo fare nel nostro piccolo.
La speranza è che in futuro vivremo in città ideali, in salute, attivi e circondati da persone che ci vogliono bene.
La solitudine si combatte insieme, unendo le forze.
Un libro interessante affronta il tema: Il secolo della solitudine. L’importanza della comunità nell’economia e nella vita di tutti i giorni di Noreena Hertz.
Ne “I 10 pilastri di salute” che ho scritto, uno dei pilastri è proprio il social-club, cioè avere una comunità o gruppo di riferimento con il quale condividere esperienze.
Il metodo infatti a cui faccio riferimento è il One Health o salute unica, che include tutti questi aspetti integrati.
Dobbiamo trattare e concepire l’essere umano come un olobionte, un soggetto dalle mille anime e pulsioni, aspirazioni e desideri, pensieri, idee ed obiettivi. Lo stesso dal punto di vista della salute: sociale, psicologica, intellettuale, fisica.
Ognuno ha bisogno del suo approccio totalmente unico e personalizzato nel suo percorso di salute, cura o performance.
Bisogna aprirsi al prossimo. Basta poco: una battuta con il barista, una parola gentile alla segretaria, un sorriso a uno sconosciuto.
Allenarsi nella socialità con estranei ha un fascino intrinseco: ci fa sentire parte di un mondo comune, senza barriere sociali, culturali o di genere.
Nei club o nei corsi a pagamento è facile sentirsi inclusi, ma il vero sforzo va fatto nella vita di tutti i giorni, fuori dalla propria zona di comfort.
La condivisione di abitudini e interessi ci avvicina.
Nel mio caso, cambio spesso bar per la pausa caffè durante allenamento, scambiando due chiacchiere con il personale e informandomi sui luoghi in cui pedalo.
Nel giro domenicale, al bar di ritrovo, trovo sempre nuovi sportivi con cui scambiare esperienze sportive e non.
La solitudine si combatte con piccoli gesti quotidiani.
La solitudine distrugge la salute: cosa fare
Perché assistiamo a violenze, insulti, provocazioni, mobbing e umiliazioni?
Per colpa della solitudine e di una scarsa educazione personale.
Chi si sente solo per troppo tempo sviluppa una solitudine cronica che sfocia in rabbia e difficoltà relazionali. Ci si chiude in se stessi e si inizia a vedere gli altri come colpevoli del proprio malessere.
L’inclusione dovrebbe essere la norma, ma spesso è difficile sentirsi accettati per paura del giudizio altrui.
Non demonizzo la solitudine: in alcuni casi può essere positiva.
Saper stare da soli con i propri pensieri aiuta a vivere meglio. Momenti di solitudine possono essere necessari per riflettere, meditare, scrivere o lavorare senza distrazioni.
Anche io programmo periodi di “ritiro”, dedicandomi al 100% ai miei obiettivi e allenamenti. Ma l’isolamento non è permanente: serve a rigenerarsi per poi tornare alla socialità.
Gli antichi romani parlavano dell’alternanza tra compagnia e solitudine, lavoro e ozio (otium e negotium), allenamento e riposo.
Siamo esseri incompleti da soli.
Per avere un tetto, lavorare, mangiare, fare sport, abbiamo bisogno degli altri.
I social media non potranno mai sostituire un’amicizia reale.
Combattere la solitudine per ritrovare la salute vera
Come combattere la solitudine?
Uscire di casa. Parlare con un estraneo. Fare complimenti sinceri.
Lo sport è un modo eccellente per socializzare: palestre, corsi di yoga, gruppi di ciclismo o running, eventi e gare.
Anche un semplice caffè al bar invece che a casa può avere benefici per la nostra socialità.
Prima di giudicare, insultare o ingannare qualcuno, riflettiamo: ci piacerebbe se fosse fatto a noi?
Abbiamo davvero bisogno di comportarci così?
Le relazioni orizzontali ci aiutano a superare i complessi di superiorità e inferiorità insiti negli esseri umani.
La crisi della salute che viviamo oggi ha molteplici cause:
- Salute mentale
- Crisi di valori
- Burnout
- Problemi interpersonali
- Dieta scadente e sedentarietà
- Inquinamento e crisi ambientale
- Solitudine
Tutti questi fattori contribuiscono alle malattie moderne: sovrappeso, ipertensione, depressione, ansia, burnout, dipendenze.
Il mio contributo è migliorare la dieta e lo stile di vita, e posso garantire che l’attività fisica regolare insieme ad un’alimentazione sana (e integrazione) personalizzata permettono di migliorare tutto il resto.
L’ottimizzazione della salute, l’upgrade e il Biohacking passano anche da una buona socialità.
Miglioriamo i rapporti umani: è un’esperienza bellissima e ricca di soddisfazioni personali, che ci rende umani.
Abbiamo forgiato la nostra esistenza sulla collaborazione, cooperazione, divisione dei compiti, condivisione.
Non su competizione, invidia, sfruttamento, solitudine.
Grazie per l’attenzione su questa tematica così importante.