La scelta e l’acquisto del cibo è un aspetto che non si può trascurare.
Infatti è proprio il consumatore che orienta il mercato alimentare.
L’impatto su ambiente, agricoltura e salute dipende dalle scelte a tavola di ognuno di noi.
La produzione del cibo dovrebbe rispettare sempre tre requisiti:
- Etica: mira al benessere animale e delle persone (equo-solidale).
- Sostenibilità ambientale: non deve inquinare e sfruttare la terra, anzi rigenerarla
- Salute: l’obiettivo è fornire alimenti che facciano bene e potenzino la salute di chi li consuma
Monocultura, allevamenti intensivi e sfruttamento delle terre è il modo preponderante oggi di produrre cibo da parte dell’industria.
L’agricoltura moderna non si avvicina nemmeno lontanamente a questi requisiti.
Le monocolture di cereali, grano, soia etc azzerano tutte le forme di vita presenti in un terreno, coltivando un solo alimento e in grande quantità, per una massima resa e minimo sforzo.
Quello che conta è proprio la resa di un raccolto, con l’obiettivo di guadagnare il più possibile.
Lo stesso vale per gli allevamenti intensivi, in cui gli animali sono sfruttati alla stregua di macchine, portando alla produzione di metano, azoto e inquinanti ambientali.
Lo sfruttamento di animali e terreni avrà una fine, e cioè quando termineranno le risorse ambientali, il pianeta sarà inospitale alla vita, e gli esseri umani finiranno per ammalarsi (o nella peggiore degli scenari estinguersi).
Pensiamo a tutta la terra che viene occupata, sfruttata e inquinata con i diserbanti per coltivare cereali che serviranno per l’alimentazione degli animali da allevamento intensivo.
L’industria alimentare non è tanto meglio di monocolture e allevamenti intensivi: prodotti creati in laboratorio, con conservanti, zuccheri raffinati, grassi transgenici, olio di semi, dolcificanti artificiali e tutto quello che serve per creare dipendenza al consumatore finale.
Il pretesto è che “siamo in tanti” su questo pianeta e per sfamare la popolazione abbiamo bisogno di una produzione su grande scala, industriale per l’appunto.
Non è vero assolutamente, abbiamo tutte le carte in regola per mangiare meno, meglio e scegliere prodotti di qualità, che rispettano o meglio rigenerano l’ambiente, sono salutari, etici, prodotti a km zero e locali.
Il consumatore ha un grandissimo potere. Tutti noi abbiamo questo vantaggio ogni qual volta ci rechiamo a fare la spesa.
Acquistare prodotti da allevatori, contadini e agricoltori locali è il gesto più rivoluzionario che esiste: stiamo aiutando la nostra comunità a sopravvivere contro la grande distribuzione.
Non per forza bisogna recarsi ai mercato o nell’azienda agricola, anche in alcuni supermercati è possibile reperire i prodotti del territorio.
L’ideale sarebbe parlare vis-a-vis con i nostri produttori del cibo e conoscere le loro pratiche di allevamento e coltivazione.
Anche se non saranno perfetti, scegliamo lo stesso questi prodotti che hanno un impatto molto migliore su salute, etica ambiente.
La soluzione per contrastare il cambiamento climatico, migliorare etica e salute è smettere di mangiare carne? No, anzi.
Smettere piuttosto di mangiare carne da animali mono-gastrici (come polli e suini) a livello intensivo, che ricevono una dieta di cereali coltivati su terreni arabili che potrebbero essere usati per produrre cibo per l’uomo.
Essendo invece i bovini ruminanti, non possono seguire una dieta composta dal 100% di cereali. La dieta di capre, pecore e bovini si dovrebbe affidare al pascolo, fieno secco, stocco (steli del granoturco) e altri residui di coltivazione.
Il pascolamento eccessivo può essere un problema, perché può impoverire il terreno, ma si possono organizzare gli ettari in paddock (spazi circoscritti), così da lasciare il giusto tempo alla terra per rigenerarsi.
Con questi sistemi si arriva addirittura a combattere il cambiamento climatico. Il concime naturale dalle feci dei bovini, ma anche saliva e urine fungono da fertilizzante del terreno, catturando e fissando la CO2 dall’aria.
Dove gli inverni sono rigidi o la terra scarseggia, fornire supplementi come il fieno al bestiame può migliorarne la loro salute. Gli animali che non hanno accesso a pascoli di qualità possono ricevere per brevi periodi mangime supplementare prodotto nei dintorni dell’allevamento, e questo fa parte di un sistema sostenibile.
In Scozia è un sistema utilizzato centinaia se non migliaia di anni fa. Si possono accumulare anche come riserva le piante di foraggio riducendo il costo dei mangimi supplementari.
I bovini mangeranno scavando nella neve, e alcune di queste erbe restano verdi e nutrienti anche nei mesi più freddi, evitando i combustili fossili e i costi legati al mangime.
I bovini convertono erba e altre sostanze poco nutrienti in cibo ricco e denso di nutrienti: carne, organi, latte, formaggi.
Sono un dono della natura per l’uomo. Se il 42% circa del peso vivo dell’animale diventa muscolo per la vendita o carne da macinatura, tutto il resto non viene buttato:
Il 44% si trasforma in altri prodotti: la pelle diventa cuoio, ossa, grasso e intestino vengono processati in saponi, sostanze farmaceutiche e cibo per animali.
Il 12% sono frattaglie come fegato, cuore, testicoli, reni etc per il consumo umano.
Per chi non apprezza il gusto c’è una valida soluzione alternativa, senza perdersi i benefici del consumo di organi.
Carnivore Company permette l’integrazione in capsule di questi superfood, che vengono essiccati a freddo. Basta consumare 4-6 capsule di fegato (o testicoli per la performance) al giorno in uno dei pasti principali.
Il miglior modo per l’allevamento bovino è il grass-fed e finished, cioè mucche al pascolo e all’aperto, che mangiano solo erba anche nel fine vita (senza finissaggio, cioè la pratica di ingrassare i bovini con i cereali).
I fornitori di Carnivore Company sono allevatori della Svezia proprio di mucche Grass-fed e finished, la migliore soluzione per i tre requisiti che dovrebbe rispettare la produzione alimentare: etica, salute e ambiente.
Infatti con il pascolo migliora biodiversità e salute del suolo, la terra si rigenera letteralmente, si combatte la desertificazione, e si ottengono anche gli alimenti più ricchi di nutrienti al mondo: carne e organi.
I sostitutivi della carne come i burger vegetali promettono di avere i tre requisiti, e hanno anche ricevuto ingenti fondi come Beyond Burger.
Il veg burger è davvero più sano del manzo grass-fed e finished (n.1 ingrediente)?
Gli ingredienti sono proteine isolate in laboratorio dai piselli e olio di colza (terribile per la salute).
Monocolture di piselli e colza piene di sostanze chimiche sarebbero meno dannose di un campo non coltivabile convertito a pascolo di bovini? non credo proprio.
Burger con una lista di conservanti e ingredienti lunghissima, nemmeno biologici, impallidiscono dal punto di vista nutrizionale rispetto ad un hamburger di vera carne, il confronto non regge.
Si tratta di una trovata commerciale, e sono pure costosi, oltre che poco salutari per noi e l’ambiente.
Abbiamo abbastanza terra per allevare solo bovini al pascolo (grass-fed)?
Se si considerano le praterie attualmente inutilizzate, i pascoli poco frequentati e i terreni agricoli che si libererebbero della produzione di cereali, la risposta è sì.
Abbiamo una superficie sufficiente a rendere grass-finished tutti i nostri bovini al pascolo negli Stati Uniti, ed anche in Italia.
Oltre a migliorare il terreno, i bovini al pascolo (grass-fed) contribuiscono anche all’economia locale.
Le piccole comunità che un tempo supportavano le fattorie erano piene di vita grazie all’agricoltura e allevamento.
Oggi le aziende a conduzione familiare stanno scomparendo.
Le cose possono cambiare solo se siamo noi a fare attenzione al comportamento alimentare: il consumatore indirizza l’andamento del mercato alimentare.
Smettiamo di comprare cibo che viene dall’altra parte del mondo, merendine, carne avicola da allevamento intensivo, biscotti, burger vegetali e cereali da monocoltura.
Più agricoltura rigenerativa significa più persone, comunità, economia, suolo, ciclo dell’acqua e vita selvatica. Senza considerare l’impatto positivo sulla prevenzione dello sviluppo incontrollato dei terreni.
Quando una regione produce da sé il cibo di cui ha bisogno, si osserva una maggiore resilienza.
Altrimenti saremo costretti a mangiare il cibo che la grande industria e distribuzione propone per noi ai supermercati, non c’è tanta altra alternativa: società multinazionali o produttori locali a km zero.
L’obiettivo è aiutare agricoltori e allevatori locali a prendersi cura della propria terra.
Per sfamare il mondo non serve affidarsi a cereali industriali pieni zeppi di sostanze chimiche, glifosato e diserbanti.
La fame nel mondo è un problema soprattutto politico. La malnutrizione nelle zone meno sviluppate è riflesso dell’agricoltura degradata e governi disfunzionali.
Ecco cosa possiamo fare per cambiare la situazione:
- Cambiare la nostra dieta e cucinare cibo vero, ricco di nutrienti per noi e la nostra famiglia.
- Fare spesa da allevatori e agricoltori locali, per una alimentazione a km zero.
- Evitare gli sprechi alimentare e spendere il giusto
- Partecipare alla produzione alimentare: coltivare il proprio cibo o fare volontariato nelle aziende locali
- Contribuire alle organizzazioni e realtà che si occupano di agricoltura rigenerativa. In Italia abbiamo:
- La gestione-olistica (GO-IT) che si occupa di educare le aziende agricole alle corretta gestione del pascolo sulla base degli studi del professor Allan Savory.
- Carnivore Company che fornisce fegato e testicoli in capsule, proteine e collagene tutti da mucche al pascolo grass-fed e finished.
- Slow Food che pensa al diritto verso un cibo buono e giusto per tutti
e tante altre.
Ho realizzato un video dedicato alla spesa ideale (sul mio canale Youtube) e al cibo giusto per la salute. Troverai spunti sul tipo di alimenti da selezionare, negozi locali e pasti da consumare.
La prossima lettera riguarderà il tipo di dieta e alimentazione migliore per la nostra salute e performance, curando al contempo etica e ambiente.
Buon weekend dal tuo doc.